ENERGY INSECURITY: I DATI DI CANADA E STATI UNITI
Alcuni grandi nomi nordamericani hanno varato un programma di ricerca volto a ridurre la vulnerabilità e l’insicurezza energetica nel Nord America.
Abbiamo una cordata composta da Columbia Center for Global Energy Policy, Sabin Center for Climate Change Law, and Energy, Equity, Housing and Health Lab della Mailman School of Public Health.
La missione è raccogliere dati sulla situazione presente e dell’immediato futuro dei cittadini statunitensi e canadesi e intervenire dove le problematiche sono acute e preoccupanti, oltre a sensibilizzare e formare la popolazione sulle buone pratiche e sull’importanza della transizione energetica.
I dati di partenza sono preoccupanti: dalla ricerca è emerso che 1 famiglia statunitense su 3 ha difficoltà a pagare le bollette energetiche e a mantenere una temperatura confortevole negli ambienti domestici.
Addirittura si prevede che ogni anno il 3% degli utenti subirà un’interruzione delle forniture.
CINA: IL LEADER DELLA NEW ENERGY?
La potenza cinese e i paradossi economici hanno prodotto la situazione attuale che vede la Cina come leader nel consumo di carbone ma anche come regina indiscussa degli investimenti nelle nuove energie.
Gli obiettivi cinesi di autosufficienza energetica e transizione energetica nel settore manifatturiero, cruciale per l’economia del paese, dettano l’agenda delle scelte strategiche nazionali.
Attualmente la Cina punta molto sul fotovoltaico e sulla elettrificazione dei consumi, ponendosi come gigante del settore delle auto elettriche, con una percentuale di vendite di nuovi veicoli che si aggira attorno al 50% del mercato mondiale.
Alcuni dei nomi più in vista del settore delle nuove energie diventeranno partner cruciali per il resto del mondo.
Qui la news originale.
TRANSIZIONE ENERGETICA: ASPETTATIVE E REALTÀ
La transizione energetica prevede una progressiva diminuzione dell’uso di idrocarburi, che attualmente sostengono una porzione maggioritaria del mix energetico a livello globale.
Le principali sfide che Eco-Business individua sono 4:
- La crisi energetica scatenata dalla Russia pone i governi ad un bivio, nella difficile individuazione di una continuità produttiva che non mini le basi della transizione ecologica. Scelte urgenti e transitorie vengono prese in tutto il mondo, procrastinando le scelte energeticamente più sostenibili o rallentando i percorsi individuati pre-crisi.
- Il secondo punto riguarda la portata del processo: gli idrocarburi coprono l’80% a valore del settore energetico, aprendo una fase di drastico slittamento verso le fonti pulite che tocca profondamente l’intero sistema economico e sociale.
- Il divario Nord-Sud è un ulteriore ostacolo ad una transizione armonica. Si va dalla disparità di accesso e disponibilità di fonti energetiche e materie prime alla mancanza o obsolescenza delle infrastrutture, sia nella produzione che nella distribuzione dell’energia.
- La gigantesca domanda di materie prime si sposterà, come dice l’autore, da una situazione “big oil” alla futura “big shovel”, o anche dalla trivella petrolifera all’escavatrice mineraria. Parlando di rinnovabili infatti si impenna la richiesta di minerali specifici con conseguente enorme ricorso all’estrazione.
RINNOVABILI EUROPEE: MANCANO IL TARGET
Eurostat pubblica questo mese un resoconto dei consumi energetici europei.
Emerge che nel 2021, le rinnovabili hanno fornito il 21,8% del totale dei consumi energetici, registrando per la prima volta una diminuzione della percentuale delle rinnovabili.
Il trend di crescita ininterrotta aveva infatti raggiunto il 22,1% nel 2020.
Questo dato pone l’Europa ampiamente al di sotto del target per il 2030, fissato al 32% di rinnovabili sul totale dei consumi.
Parliamo di un dato comunitario deludente, ma in Europa c’è chi fa bene a livello nazionale.
La Svezia sul podio al 62,2% stacca di venti punti le seconde migliori (Lituania ed Estonia). Già nel target troviamo anche Austria, Danimarca e Portogallo.
Chi fa male, al di sotto della media europea, sono Spagna, Francia, Germania e Italia.