COS'È COP26
COP26 è la 26esima edizione della conferenza ONU sul clima, prassi inaugurata nel 1995. Quest’anno è stata ospitata a Glasgow, e per questo il documento prodotto ha preso il nome di Glasgow Climate Pact.
COP26 sta per Conferenza Delle Parti ed è la conferenza delle Nazioni Unite che si pone come obiettivo il raggiungimento di ampi accordi internazionali attorno a dei punti chiave che oggi sono:
- mitigazione
- adattamento
- finanza
- collaborazione
Il management di lungo periodo delle conseguenze del cambiamento climatico è infatti una sfida complessa che attende dati scientifici per elaborare e coordinare strategie sinergiche a livello mondiale.
Non va infatti dimenticato che il percorso si articola appunto in mitigazione, adattamento e finanza perché gli sforzi sono tesi a mantenere il surriscaldamento entro un livello che genererà comunque crisi e difficoltà diffuse: da qui la necessità di strategie per la mitigazione degli effetti inevitabili e di strutture e iter finanziari agili ed efficienti.
A COSA MIRA COP26
L’obiettivo di COP26 era quello di trovare un accordo standard con la più vasta approvazione possibile. Gran parte del lavoro si è concentrato sulle emissioni di gas climalteranti, in primis l’anidride carbonica. La lista degli obiettivi ufficiali è chiara:
1. Azzerare le emissioni nette a livello globale entro il 2050 e puntare a limitare l’aumento delle temperature a 1,5°C richiedendo ai paesi aderenti di:
- accelerare il processo di fuoriuscita dal carbone
- ridurre la deforestazione
- accelerare la transizione verso i veicoli elettrici
- incoraggiare gli investimenti nelle rinnovabili
2. Adattarsi per la salvaguardia delle comunità e degli habitat naturali ovvero:
- proteggere e ripristinare gli ecosistemi
- costruire difese, sistemi di allerta, infrastrutture e agricolture più resilienti per contrastare la perdita di abitazioni, mezzi di sussistenza e persino di vite umane
3. Mobilitare i finanziamenti: la finanza pubblica e quella privata dovranno cooperare allo sforzo, nel senso di mobilitare almeno 100 miliardi di dollari l’anno in finanziamenti per il clima entro il 2020.
4. Collaborare per finalizzare il “Libro delle Regole” di Parigi (le regole dettagliate necessarie per rendere pienamente operativo l’Accordo di Parigi) e per accelerare le attività volte ad affrontare la crisi climatica rafforzando la collaborazione tra i governi, le imprese e la società civile
I RISULTATI RAGGIUNTI
I risultati degli accordi hanno subito un iter contrastato. Se per l’approvazione del Green Deal Europeo lo zoccolo duro sono stati i paesi dell’est Europa, troppo dipendenti dal carbone, a non voler incontrare le richieste comuni, in COP26 il problema è stato l’India, che con poca sorpresa ma con molta delusione, si è opposta al phase out del carbone, riuscendo a guadagnare un phase down. Invece di un accordo pienamente soddisfacente centrato sull’abbandono del carbone, si è risolto tutto con un accordo debole, “annacquato” come è stato definito a fine lavori, che lascia margine al combustibile fossile proponendo una diminuzione del carbone e non uno stop al suo utilizzo.
La delusione attorno alla retromarcia indiana non è stata omogenea. Diversi paesi hanno accolto comunque il Glasgow Climate Pact come un successo storico, altri hanno considerato i tempi maturi per un traguardo molto più netto e decisivo di quello effettivamente portato a casa a fine lavori.
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