Industrie hard to abate: la cordata internazionale
Secondo i dati divulgati da Teleborsa le industrie con più alte emissioni sono quelle a monte delle diverse filiere.
Si tratta di industria chimica, acciaio, cartiere, vetro, ceramica, cemento e fonderie. Questo gruppo di industrie occupano 700.000 lavoratori, producendo il 5% del PIL e il 65% delle emissioni di CO2 a livello nazionale.
Le difficoltà nella compressione delle emissioni richiedono una strategia complessa. La sfida è stata raccolta da una partnership fra il Boston Consulting Group e le principali associazioni di settore, per dare vita al Industrial Decarbonization Plan.
Si tratta di un piano che prevede 6 leve, 3 tradizionali e 3 pensate ad hoc, per abbattere le emissioni delle industrie hard to abate.
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Fondo Acquirente Unico: partita la prima tranche di richieste
Le imprese ad alte emissioni di CO2 hanno potuto inviare la richiesta di supporto al Fondo Acquirente Unico all’interno del programma FTE, Fondo per la Transizione ecologica.
Le domande inviate a marzo sono relative alle emissioni di CO2. Il Fondo copre fino al 75% dei maggiori costi dovuti all’aumento del prezzo delle quote CO2.
Tipicamente vengono interessati i settori alluminio, estrazione di minerali per l’industria chimica, siderurgia, produzione di rame, fabbricazione di carta cartone, rame, concimi, fibre sintetiche e cotone.
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Emissioni di CO2: la classifica mondiale
Chi sono i maggiori responsabili di emissioni di CO2 nel mondo?
In a Bottle condivide i dati del report IEA per i paesi a livello globale, mentre per i dati italiani si ricorre all’affidabile report ISPRA 2021.
Oltre alla classifica possiamo generale vedere i trend, i settori cruciali, i commenti sui dati pesati per rapporto popolazione/emissioni.
Un’interessante panoramica per fare il punto della situazione negli anni della ripresa.
Germania: stop motori termici dal 2035?
Auto.it riporta le parole di Steffi Lemke, Ministro per l’Ambiente tedesco che in aderenza al Fit for 55, il ministro annuncia l’intenzione di produrre solamente auto elettriche a partire dal 2035.
Lemke contraddice Volker Wissing, Ministro dei Trasporti tedesco, che invece aveva espresso una posizione più sfumata.
Sul tema, Olanda e Belgio intendono invece anticipare la svolta verso la mobilità elettrica già al 2030.
L’elettrificazione dell’intero comparto ha dei limiti e degli ostacoli che richiederanno uno sforzo sistemico per poter realizzare l’ambizioso progetto.
Crisi ucraina e corsa ai combustibili fossili.
Guterres dall’Onu sottolinea gli effetti collaterali derivanti dalla crisi ucraina, che ha investito anche il comparto energetico: “Ci stiamo distruggendo con il cambio climatico”.
A seguito della delusione per i risultati ottenuto a Glasgow in materia climatica, ora lo stop al gas russo mette in crisi gli sforzi per emanciparsi da fonti energetiche ad alte emissioni. Di fianco a Draghi che prevede un ricorso d’emergenza al carbone per non mettere in ginocchio l’economia e la società, anche altre nazioni dipendenti in più o meno larga parte dal gas russo si sono trovate con la coperta delle rinnovabili eccessivamente corta.
Le misure d’emergenza possono ritardare il raggiungimento degli obiettivi fissati a Parigi, mentre il cambiamento climatico non rallenta. La corsa a “qualunque alternativa al gas” sarà plausibilmente la causa di un aumento delle emissioni di CO2 e gas inquinanti.
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