EMISSIONI CO2 E GAS SERRA: IL RAPPORTO ISPRA EUROPA 2020
PREMESSA
L’edizione 2020 del rapporto ISPRA sull’emissione di gas serra in Europa porta dati positivi e notizie incoraggianti per l’Italia.
La variazione dei principali parametri entro i quali contestualizzare il rapporto ISPRA tengono conto del periodo 1990-2018 e, per quanto riguarda la quota italiana, sono i seguenti:
Come specifica ISPRA:
“Dopo un periodo di costante crescita della produzione e dei consumi, dal 2007 si osserva un andamento caratterizzato da ampie oscillazioni con una tendenza al ribasso fino al 2014 dovuta agli effetti della crisi economica e una ripresa negli ultimi anni.”
I dati e le elaborazioni si basano sulle informazioni ricevute da Terna e aggiornate fino a dicembre 2019. Per la classificazione dei combustibili è stata adottata quella di Eurostat.
STRUTTURA DEL SETTORE ELETTRICO
Struttura per potenza installata zona EU28
Si tratta di valori medi che variano grandemente da paese a paese.
Nel rapporto ISPRA completo si possono vedere i dettagli, per i 3 anni di riferimento, di Germania, Spagna, Francia, Italia, Polonia, Svezia e Regno Unito.
Qui citiamo solo 3 paesi, inclusa l’Italia, per rendere la cifra delle variazioni estreme nel mix energetico a livello europeo.
Struttura per potenza installata: Italia
Il nostro paese mostra uno sbilanciamento iniziale molto accentuato su termoelettrico e idroelettrico sia nel 1990 che nel 2005, per poi superare la media europea con un exploit del fotovoltaico.
Struttura per potenza installata: Francia
Il mix energetico francese resta fondato sul nucleare, che mantiene la maggioranza assoluta per potenza installata fino alla rilevazione del 2005. Una quota consistente resta all’idroelettrico.
Struttura per potenza installata: Svezia
Il mix energetico svedese è ulteriormente sbilanciato rispetto alla media europea con un’eccezionale preponderanza dell’idroelettrico, seguito dal nucleare e dal termoelettrico.
Le tre fonti energetiche passano dal 100% del 1990 al 98,4% nel 2005 per approdare al 81,3% della potenza totale installata, erosi principalmente dall’avvento dirompente dell’eolico.
EMISSIONI DI GAS SERRA: EMISSIONI PRODOTTE ED EMISSIONI EVITATE
Le emissioni di gas serra per la produzione di energia elettrica e calore derivano dagli impianti termoelettrici, alimentati con:
• Solidi
• Gas naturale
• Gas derivati
• Prodotti petroliferi
• Altri combustibili
La differenziazione del mix energetico, che ha favorito le fonti rinnovabili, ha iniziato a mostrare i suoi effetti in termini di minori emissioni già dal 1990 pur con alcune oscillazioni, mentre da 2005 il trend diventa più deciso.
In tabella le emissioni di CO2 del settore termoelettrico (Mt CO2) per la sola produzione di energia elettrica (esclusa quindi la produzione di calore).
Ogni due anni, il GSE calcola la quantità di emissioni evitate conteggiando l’apporto dell’energia prodotta da fonti rinnovabili.
Il saldo emissioni evitate/emissioni totali mostra un trend crescente con una pesante flessione nel 2014.
In tabella le emissioni di CO2 del settore termoelettrico evitate (Mt CO2).
Nel grafico seguent, invece, i valori del 2005.
Fonte ISPRA: emissioni di CO2, emissioni teoriche senza apporto delle rinnovabili, saldo emissioni evitate.
PRODUZIONE ED EMISSIONI: EU28 E ITALIA
La complessiva diminuzione delle emissioni di CO2 a livello europeo è dovuta principalmente a due fattori:
• il miglioramento del mix energetico europeo e delle singole nazioni, che vede crescere la quota della produzione di elettricità da fonti pulite (rinnovabili e nucleare)
• il miglioramento dell’efficienza di conversione energetica grazie a nuove tecnologie, interventi sulle perdite di rete e abbattimento delle quote di consumi ausiliari delle centrali stesse.
Puntualizziamo l’ovvio: i dati aggregati, per quanto riguarda la situazione dei singoli paesi, sono una media di Trilussa che appiattisce le estreme differenze territoriali.
Nel periodo considerato, l’Italia ha ridotto il proprio fattore di emissione del 48,8%: una diminuzione eccezionale, favorita anche dal mix energetico di partenza, alto-emissivo, paragonato al mix energetico più recente, con una crescita record delle rinnovabili.
Efficienza in Italia: L’Italia, nel periodo 1990-2018, si mostra sempre in miglioramento e sempre come più performante rispetto alla media di EU28 per quanto riguarda:
• i consumi ausiliari (superata solo dalla Svezia che però peggiora le performance nel 2018)
• le perdite di rete (superata solo dalla Germania che però peggiora le performance nel 2018)
È inoltre l’unico paese, fra le 8 maggiori nazioni considerate, ad essere sempre al di sopra della media EU28 per il rendimento del parco termoelettrico non cogenerativo, superata solo dalla UK e solo negli anni 2015 e 2018.
Per quanto riguarda il parco cogenerativo si attesta ad un valore di efficienza del 60% su una media europea poco superiore, del 62%.
Il rapporto fra emissioni di CO2 e produzione termoelettrica vede un’ottima performance dell’Italia per il 2018, anno più recente su cui si concentra l’analisi ISPRA: l’Italia, responsabile del 9,9% delle emissioni nella EU28, produce però il 12,4% di energia termoelettrica.
Fa meglio dell’Italia solo il Regno Unito, con appena il 7,8% di emissioni ma con una produzione termoelettrica inferiore (12,1%).
Decisamente meno performanti Germania e Polonia, addirittura con un saldo produzione/emissioni negativo.
CONCLUSIONI
La variazione nella composizione del mix energetico nazionale è stata cruciale nel taglio alle emissioni di CO2 soprattutto a partire dal 2007.
Se nel 2017 le rinnovabili costituivano il 15,3% della produzione lorda, la percentuale è salita al43,1% nel 2017, calando poi al 35,1% nel 2017 e risalendo al 39,5% l’anno successivo. Il maggiore impulso alla conversione alle rinnonvabili è arrivato da politiche nazionali di abbattimento delle emissioni (incentivi statali).
A livello di composizione del mix energetico, il maggiore beneficio alla riduzione di emissioni di CO2, da 126,2 Mt nel 1990 a 85,4 Mt nel 2018, è dovuto inizialmente all’incremento della quota nel termoelettrico del gas naturale, e successivamente alla diminuzione generale del termoelettrico a favore delle rinnovabili.
Disaggregando i dati, i miglioramenti netti nelle emissioni di CO2 si registrano principalmente nel settore industriale, mentre la riduzione relativa nel settore terziario è compensata dal forte aumento dei consumi.
A livello europeo, il termoelettrico italiano risulta fra i più puliti (a minore contenuto di carbonio) proprio grazie alla prevalenza del gas naturale.
Il mix nazionale italiano continua ad avere un fattore emissivo di CO2 peggiore, fra i big d’Europa, rispetto a Spagna, Regno Unito, Francia e Svezia: in questo ambito va sottolineato l’ampio ricorso al nucleare in questi paesi.
L’Italia però fa meglio di Germania e Polonia: abbiamo un fattore di emissione migliore che inoltre è stato ridotto del 48,8% dal 1990 al 2018, con la Germania che ha fatto un -34,2% e la Polonia appena un -11,5%.
L’Italia, in conclusione, mostra un trend estremamente incoraggiante che se imitato anche solo da Germania e Polonia avrebbe già ridotto le e missioni di CO2 di 122,8 Mt solo nel 2018, corrispondente a circa il 12% delle emissioni totali del termoelettrico di EU28.