Efficientamento Energetico - Agende politiche e mediatiche sempre più green: non siamo sempre stati così
Da decenni, le diverse metodologie e chiavi di lettura dei dati sul cambiamento climatico hanno lasciato spazio al dubbio come rifugio per l’inattività e per la resistenza all’efficientamento energetico.
Si è raggiunto ormai il consenso politico e istituzionale circa la necessità di promuovere l’efficienza energetica come leva prioritaria contro il surriscaldamento globale. Non siamo sempre stati così.
L’agenda politica globale, ora allineata verso uno sforzo coordinato, ha subito per anni i feedback di una società più pronta allo spreco che al risparmio, più prona alla conservazione di uno status quo insostenibile piuttosto che all’innovazione.
Siamo felici, oggi, di avere l’imbarazzo della scelta quando componiamo una rassegna stampa che esplori cosa si dice e cosa si fa nel mondo a proposito di efficientamento energetico, innovazione e climate change.
LA COMMISSIONE EUROPEA DECIDE DI
ACCELERARE I TEMPI
17 settembre 2020: la Commissione Europea decide di accelerare la lotta alle emissioni di gas serra, aggiungendo una milestone che avrà conseguenze pratiche e benefiche per tutti.
L’invito al Parlamento Europeo è quello di confermare il target del -55% di emissioni entro il 2030, all’interno del progetto di più ampia portata della neutralità climatica europea entro il 2050.
Il target, fino ad ora, fissava la riduzione delle emissioni di gas serra al 40% entro il 2030.
La variazione percentuale si intende rispetto ai dati del 1990.
A monte di questa decisione così impegnativa ci sono le considerazioni sugli strumenti politici a disposizione degli stati membri, le analisi di ogni singolo settore economico e le considerazioni circa la possibilità di puntare tutto sul green recovery come strumento per uscire dalla crisi generata dalla pandemia.
Il nuovo target, pur apparendo eccezionale, è considerato: “bilanciato, realistico e prudente”.
WORLD ECONOMIC FORUM: L’EFFICIENTAMENTO ENERGETICO E LA SOSTENIBILITÀ DETTANO
L’AGENDA DEL SUMMIT
21 settembre 2020: inizia il Sustainable Development Impact Summit del World Economic Forum. Le tematiche che verranno affrontate nella 4 giorni di incontri si dividono in 7 aree:
• How to Save the Planet
• Fairer Economies
• Tech for Good
• Society & Future of Work
• Better Business
• Healthy Futures
• Beyond Geopolitics
La mission delle giornate di conferenza è riassunta nel sito ufficiale.
Si tratterà di un incontro fra leader politici, personaggi chiave dal mondo dell’industria, delle organizzazioni internazionali e della società civile, esperti in innovazione nei diversi settori, con lo scopo di “iniziare, accelerare ed estendere le soluzioni imprenditoriali per contrastare il cambiamento climatico e far avanzare lo sviluppo sostenibile”.
Si tratta della svolta verso l’efficientamento energetico e la sostenibilità più critica dalla fondazione del Forum, che in passato ha privilegiato argomenti inseriti nelle agende prevalentemente politiche ed economiche delle nazioni.
MERCATO PETROLIFERO E COVID: PICCO SUPERATO?
22 settembre 2020: le posizioni degli analisti circa il futuro prossimo (previsione fino alla fine del 2021) sono più che mai spaccate in due: il greggio è sceso sotto i 20 dollari al barile ad aprile 2020, causa lockdown diffuso, e sta risalendo lungo una china costellata di brusche frenate.
Da un lato abbiamo Goldman Sachs che punta su un Brent a 49 dollari al barile entro il 2020 e a 65 dollari a settembre 2021, e Barclays che lima un po’ le cifre puntando su 43 dollari a dine 2020 e 54 a settembre 2021.
Dall’altro abbiamo sul fronte geopolitico una situazione libica che potrebbe diventare l’ago della bilancia di un potente ribasso dei prezzi.
Da considerare che le previsioni includono solo marginalmente le conseguenze secondarie della pandemia e dell’European Green Deal, che tendono a spostare gli argomenti e i fondi della ripresa e della riqualificazione nelle rinnovabili e nel settore dell’efficientamento energetico.
I prezzi del Brent e del Wti, ancora oggi centrali per il prezzo alla pompa e per le conseguenze a cascata in un sistema largamente dipendente dal termoelettrico, sono destinati a diventare un fattore sempre meno cruciale mano a mano che le innovazioni alzano l’efficientamento energetico e che la produzione di energia e calore svicola dal petrolio.
CAMBIAMENTI CLIMATICI: GLI SCENARI DI RISCHIO
IN ITALIA
16 settembre 2020: il report di CMCC (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici) ha pubblicato i 4 scenari di rischio connesso al surriscaldamento per quanto riguarda l’Italia.
La gravità degli scenari e la massività delle conseguenze è proporzionale ad un set fattori fra i quali spiccano le emissioni di gas serra, in primis la CO2.
L’analisi è estesa e approfondita e porta previsioni supportate dai dati sulle ricadute economiche, sociali, ambientali e sanitarie del cambiamento climatico. I dati sono ad uso e consumo dei decisori politici, della comunità scientifica e dell’opinione pubblica.
I 5 settori chiave dell’analisi derivano proprio dal target istituzionale e riguardano:
• il rischio in città: tocca il 56% della popolazione italiana con ricadute sulla salute delle fasce particolarmente vulnerabili
• il rischio geo-idrogeologico: meno piogge ma concentrate in episodi violenti, con aumento dei dissesti e scioglimento del permafrost, a detrimento degli ecosistemi
• il rischio per le risorse idriche: diminuzione fino al -40% della portata dei corsi d’acqua e conseguenti squilibri (fino a +15% di prelievo di acqua con competizione fra settori, salinizzazione)
• il rischio per il settore agricolo: ricadute sulla resa e sulla salute di piante e animali e sui nutrienti nei vegetali, rischio aumentato di patologie animali
• il rischio incendi boschivi: tocca il 35% del territorio nazionale e l’1% del PIL, con aumento a due cifre del rischio incendi per numero di eventi e per superficie persona da incendi, aumento di CO2 e particolato.
SETTORE ASSICURATIVO E CAMBIAMENTO CLIMATICO
9 settembre 2020: Reuters divulga la nota di Bank of England riguardo ai nuovi rischi derivati dal cambiamento climatico. La banca d’Inghilterra spinge le compagnie d’assicurazione ad aumentare le polizze per i danni derivati dal surriscaldamento in preparazione dei nuovi scenari climatici globali.
Anna Sweeney, direttrice esecutiva della BoE, elenca i rischi più plausibilmente in crescita non solo per il cambiamento climatico in sé (maggiori danni personali e fisici dovuti all’aumentato rischio di incendi ed inondazioni) ma anche derivati dalle contromisure derivanti dalle policies di contrasto ai cambiamenti climatici.
In questa seconda categoria di rischi rientrano ad esempio tutte le perdite, dal breve al lungo periodo, che possono investire diversi settori economici coinvolti nella sempre più incalzante transizione verso la lower carbon economy.
La posizione di dominanza globale politica ed economica della Gran Bretagna amplifica la portata delle dichiarazione della Sweeney, allargando la platea di attori interessati ad un approccio di prevenzione dei futuri rischi e di precoce azione per l’abbattimento delle emissioni in ottica di efficientamento energetico.